Mani in Pasta
- Diego Zurlo
- 27 mar 2020
- Tempo di lettura: 4 min
Quella del pane è una storia secolare, ricca di sapienza, di poesia, d'arte e di fede. Abbraccia l'intera evoluzione del genere umano: dal giorno ormai lontano in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga fino ad oggi, a quando miliardi di persone soffrono ancora la fame e sognano il pane, mentre altri lo violentano, lo consumano e lo sprecano nell'abbondanza.

Da sempre quindi, il pane è stato ed è il sigillo della cultura, spesso al centro di dispute sanguinose e interminabili. Guerre per procacciarsi il cibo, ma anche lunghe controversie sul pane: lievitato o azzimo. Il pane porta con sé memorie, valori simbolici, tradizioni che vanno oltre al semplice sfamare il corpo: il pane sfama anche lo spirito. È questa la sua peculiarità: essere al tempo stesso cibo e segno. Conoscere il pane implica quindi imparare quali sono le sostanze di cui è fatto, le tecniche e i saperi necessari alla sua produzione e al suo consumo e, infine, le reti di relazioni sociali e i significati culturali che caratterizzano le tante forme che assume.
La storia di questo alimento ci narra di tecniche di panificazione già presenti nel Neolitico, Dovremo aspettare gli egiziani (che Ecateo di Mileto) chiama “mangiatori di pane” per veder nascere il pane secondo l’usanza mediterranea che lo vuole lievitato, e a diffondere l’invenzione del lievito in tutto il Mare Nostrum.

Nella civiltà contadina il pane è il simbolo per eccellenza dei cicli stagionali e si inserisce in tutta quella serie di riti che servono a riscattare da quel senso di insicurezza e precarietà su cui si basava il vivere quotidiano. Al tempo stesso non si può non riportare l’importanza che questo rivestiva nel consumo comunitario del pasto, nella necessità di dividerlo e di offrirlo agli altri, di scambiarlo. Il fatto di spezzare il pane con le persone a cui si tiene in modo particolare, ha portato al termine di uso comune COMPAGNO cioè, colui con cui spezzo il pane. La presenza di questo alimento all’interno degli eventi festivi e cerimoniali ne attesta le valenze magiche e simboliche, tanto da divenire offerta votiva. Per capire meglio questo complesso modo di essere insieme cibo e simbolo, occorre però affidarci a tre categorie che caratterizzano il pane:
1. l’uso;
2. la forma;
3. gli ingredienti.
L’USO DEL PANE
Bisogna subito distinguere l’uso quotidiano che si fa del pane (quindi a scopo nutritivo) da quello cerimoniale. Se il primo infatti sfama, il secondo veicola una varietà di significati, e non sempre occorre consumarlo. Il complesso simbolismo del pane si riferisce ad ambiti quali: la sessualità e la fecondità umana, la fertilità della terra, al ciclo vita-morte, alla salute e al benessere di uomini e animali. Lo ritroviamo come elemento portante di tutta quella ritualistica relativa al ciclo della vita (nascita, iniziazione, matrimonio, morte) e dell’anno (semina, coltivazione, raccolta, feste del raccolto). Questo perché nelle società arcaiche la vita era concepita in termini di cicli, e il grano, che consentiva di avere il pane, era sentito come metafora sacra di questa concezione. Il valore sacro di questo alimento lo possiamo cogliere da una semplice osservazione: ovunque la sua produzione, preparazione e consumo sono accompagnati da gesti, preghiere, formule e riti di propiziazione e ringraziamento.
LA FORMA
La sagoma, lo spessore, la dimensione del pane sono sempre simboliche. La forma è il mezzo attraverso il quale l’uomo dialoga con il sacro.“Ogni festa ha ovviamente i suoi cibi rituali, ma il pane lo ritroviamo quasi sempre protagonista di altari e banchetti, di doni e di voti, questo pane però proprio perché deve sottolineare la particolare dimensione festiva rispetto a quella feriale, è diverso da quello quotidiano soprattutto per la forma che deve riassumere in se i significati simbolici e rituali di una determinata festa” (Giuseppina Mento).
Questa osservazione di Giuseppina Mento ci fa capire come mai noi mangiamo particolari cose in determinate feste e non in altre. Le varie tipologie e forme del pane veicolano messaggi e significati culturali attraverso le loro forme, che possono essere svariate: geometriche, vegetali, floreali, antropomorfiche, simbologie astrali iconografie greche-romane e giudaiche-cristiane. Tutte sono il retaggio delle antiche offerte primiziali alle divinità.
GLI INGREDIENTI
Sia che sia alimento che segno il pane è sempre una combinazione di ingredienti, in base ai quali possiamo distinguere varie categorie di questo alimento: con o senza lievito; uso di differenti cereali nell’impasto; aggiunta di altri ingredienti all’impasto base per distinguersi dal pane quotidiano. Gli ingredienti possono cambiare anche a secondo di quali sono i destinatari del suo consumo, ricchi o poveri, ma anche in base alla loro simbologia, questo vale in special modo per i pani votivi e cerimoniali. Ma la caratteristica più importante da osservare, in questo contesto, è la presenza o meno del lievito, e di come e quanto è fatto lievitare il pane. Dal quadro appena descritto è facile capire come il pane influenzi una cucina, ecco perché quando cambiamo gli ingredienti, le tecnologie della cottura e la preparazione del pane, vengono compromessi e cambiano non solo le relazioni sociali, ma anche la produzione agraria, la salute e la cultura stessa.
IL PANE NEL CRISTIANESIMO
l pane è dunque un elemento essenziale per la vita dell’uomo, è immagine del bisogno di nutrimento. L’uomo ha bisogno di mangiare per vivere. Con il riferimento al pane si vuole dire il bisogno di sostentamento dell’uomo. Gesù quando parla all’uomo usa immagini che possono essere facilmente comprese. Il bisogno dell’uomo del cibo materiale non esaurisce il cammino dell’uomo, anche se di questi tempi il pane manca nella tavola di tanti fratelli e sorelle che vivono nell’assoluta indigenza, e ciò contrasta con la mentalità consumistica del nostro mondo, che spreca e butta via tanto pane! Gesù si definisce come il pane della vita, «chi mangia di questo pane non avrà fame, mai! (Gv.6). Non a caso nella preghiera del Padre nostro c’è la specifica richiesta del «pane quotidiano». Si chiede a Dio di nutrirci. In obbedienza al comandamento di Gesù, i primi cristiani si riunivano la domenica, che era appunto il “dies dominicus”, per un'agape = (amore) fraterna nel corso della quale aveva luogo la frazione del pane, la celebrazione liturgica che diede origine alla messa.

In continuità con la Pasqua Ebraica anche i cristiani impiegarono pane azzimo nelle loro celebrazioni liturgiche.
L'esigenza, infine, di dare il pane eucaristico ad un numero spesso elevato di fedeli, ha favorito l'uso dell'ostia, una particola di pane che, dopo la consacrazione diventa il Corpo del Signore e viene distribuita ai partecipanti alla messa, il primo utilizzo risale al IX secolo.
Comments