EDIFICATI SULLA ROCCIA
- Diego Zurlo
- 1 apr 2020
- Tempo di lettura: 5 min
Edificati, volutamente non ho messo alcun accento, così che possa essere letto come una constatazione o un invito. Perché case sulla roccia esiste? Semplice mi sono ispirato ad un brano del Vangelo di Matteo e nello specifico alla parabola “La casa sulla roccia” contenuta al capitolo 7, 24:

“Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”.
In questa parabola troviamo ovviamente un paragone, è lo stile letterario proprio del Vangelo. Gesù per farsi capire usava queste storie con degli esempi comprensibili a tutti. Troviamo quindi sin da subito una contrapposizione. Matteo parla di un uomo saggio, o meglio prudente dal greco (phrònimos), e di un uomo stolto (moròs), così come nella parabola delle 10 vergini “cinque di esse erano stolte e cinque prudenti” (25,1-5): è questione di amore per il Signore, non solo di calcolo prudente delle scorte di olio o della scelta del terreno migliore su cui costruire una casa.
Quand'è che l'uomo è prudente?
Quando costruisce la sua casa sulla roccia!
La casa, dimora del corpo, centro della vita dell'uomo, luogo degli affetti, luogo dell'accoglienza dell'altro, cuore dell'uomo, quindi dimora di Dio. Nei Vangeli troviamo molte case che sono il luogo della guarigione, come quella in cui Gesù opera per il servo del centurione (Mt 8, 6) o come nella casa della suocera di Pietro (Mt 8, 14), o quella della figlia di “uno dei capi” (Mt 9, 23). La casa, luogo a cui tornare dopo la guarigione è il perdono dei peccati (Mt 9, 6). Vi è poi la casa luogo di accoglienza e di riposo per il discepolo (Mt 10, 12); la casa luogo di partenza per la predicazione: “Gesù uscì di casa” (Mt 13,1). La casa luogo di condivisione del pane, come a Betania a casa di Lazzaro, luogo dove si consumano suppliche e lacrime di una donna che chiede e implora perdono e che spande nella casa il profumo della misericordia (Gv 12,3).
Dall’amore nasce la casa. Non si può costruire una casa da soli. C’è bisogno di un Altro con la “A” maiuscola o di altri, di altre mani. L'amore ci permette di avere nell'altro, non solo qualcuno da amare ma anche colui che ci ama e contribuisce all'edificazione della dimora della nostra esistenza. Le nostre mani, insieme a quelle di Dio e dell'altro, lavorano meglio e costruiscono con quella precisione che rende la casa più sicura. La casa della nostra vita può essere, come lo è stato per Gesù, il luogo del tradimento, dove l'altro tenta di distruggere la mia esistenza, e magari ci riesce pure! È vero che l'altro a volte rallenta la costruzione, a volte ci impegniamo tanto a mettere in piedi quel mattone e poi ad un tratto si presenta qualcuno che lo butta giù. Non sarei capace di procedere nella costruzione senza l'amore, sarei sempre lì a mettere quel mattone che qualcuno, prima o poi, verrà a buttare giù. Ecco il legante, il cemento che lo tiene fermo per sempre: l'amore. Risultato? Esso fà sentire l'altro accolto nella nostra casa, responsabile della nostra esistenza, responsabile di quel mattone che mi aiuterà a rimettere a posto. L'amore ci rende attenti ai bisogni dell'altro, al bisogno di costruire la loro casa, divenendo noi stessi operai della sua vita. Nella casa ci sono diverse stanze, all'interno delle quali si consuma un’esistenza, si consuma la Pasqua. La casa è anche luogo del tradimento (Mc 14, 18), luogo della condanna: "condussero poi Gesù dalla casa di Càifa nel pretorio di Pilato…” (Gv 18, 28).
Case, luoghi, storie, vite, esperienze di vita, esperienze di Dio, esperienze di perdono. Non importa quanto essa sia grande se sia una baracca, una reggia o un castello, certo è che nelle sue stanze si consuma la vita di ciascuno di noi. La casa, luogo in cui vite si incrociano, umano e divino si incontrano per profumare d'amore il mondo. Che cos'è allora la casa, se non la vita stessa dell’uomo!
La vita mira alla sua pienezza, quindi su cosa si fonderà questa casa, questa nostra vita?
Ora, i fondamenti possibili proposti da Gesù nella parabola sono due: o uno costruisce la sua vita avendo come riferimento l’amor proprio, quindi la sabbia, oppure la costruisce avendo come riferimento la volontà di Dio, cioè l’amore, quindi la roccia.
Costruire la casa sulla roccia significa molto semplicemente costruire sull'amore. L'amore e la roccia. Il termine roccia è usato nella Sacra Scrittura con una grande varietà di significati, tutti collegati a Dio, nel senso di fortezza, riparo, fondamento sicuro. La roccia fa pensare alla sicurezza alla salvezza. L'alternativa è costruire sulla sabbia, dove non c'è consistenza e sicurezza. È vero non è facile costruire sulla roccia, richiede impegno, richiede il doppio della fatica di chi costruisce sulla sabbia. D'altra parte c'è da dire che è semplice costruire sulla sabbia, essa porta felicità immediata ma temporanea, destinata a consumarsi, a cedere quando il tetto della nostra vita quello che ci dà sicurezza, viene scoperchiato dei venti minacciosi delle difficoltà improvvise, quando alle mura della nostra esistenza -quelle stesse che ci davano protezione- sbattono con furore le acque di mille torrenti; quando le fondamenta fragili del nostro io cedono sotto il peso di un vuoto che solo l’Amore può colmare. Perché sono gli altri che ci danno forza, che rendono forti e solide le mura della nostra casa. Non c’è casa senza gli altri e non ci sono gli altri senza amore.
È interessante comunque notare il parallelismo della pioggia che fa gonfiare e straripare i fiumi con quella stessa pioggia del diluvio universale, lo stesso scenario il mondo, lo stesso giorno quello del giudizio, gli stessi personaggi gli uomini, la stessa causa la mancanza di amore. “come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta dei figli dell’uomo” (Mt 24, 37). Attenzione però, costruire sulla roccia non significa sfuggire alle tempeste e ai torrenti devastatori, quelli nella vita ci saranno sempre, solo che da essi ne usciremo illesi se pure scossi proprio come Noè. Occorre lavorare con fatica, ma con una nuova forza; l'amore, che è qualcosa di alto e grande quanto una montagna faticosa da scalare, ma che nasce da piccole pietre, piccoli gesti che portano in alto.
Bisogna avere il coraggio di scavare in una roccia che costa fatica e sudore, che richiede totalità in tutto: precisione da livellare con la trave orizzontale della croce, e vertiginosa profondità da misurare con il palo verticale. Costruire sulla roccia significa costruire su un fondamento che si chiama amore crocifisso: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Un amore che per trovare stabilità e sempre pronto a destabilizzarsi. Non abbiate paura di scavare quella roccia! L'amore per gli altri diventa lo strumento con il quale scavare, il piccone per spaccare i blocchi, la pala per spostare i ciottoli, le mani per raccogliere i pezzi più grossi. Sì, costruire sulla roccia è più faticoso che costruire sulla sabbia, lo abbiamo capito! Bisogna scavare la roccia, con le proprie mani, con il sudore della fronte, giorno dopo giorno, pietra dopo pietra. Scavare sì, ma con amore! Quell'amore totale che porta al dono totale di sé.
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